I motivi per cui non pubblicherò mai la storia del bambino
computer sono tanti:
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Non mi fa venire in mente niente.
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Non mi immagino una persona con un computer al
posto della faccia.
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Lasciano andare a scuola un bambino con la
faccia grossa come uno schermo? Secondo me, no!
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E gli altri bambini come si comportano con lui? Male,
visto che barerà facendo ricerche su internet mentre fa il compito.
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E soprattutto questa idea mi fa schifo perché la
ha proposta mia sorella Valentina e se melo avesse proposto qualcun’altro avrei detto di sì.
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E somiglia a una bruttissima copia di Piccoli Brividi.
Non la voglio scrivere per nessun motivo, ma se per caso la
scrivessi, il bambino si chiamerebbe Pass e di cognome Word, la sua amica
immaginaria sarebbe una chiavetta Usb di nome Tappetta.
Sicuramente gli succederebbe qualcosa di tremendo, che lo
costringerebbe a stare molto tempo in stand by per colpa di un virus. Soltanto
un tecnico informatico americano potrà aiutarlo e lo salverà e gli insegnerà l’importanza
di un buon antivirus.
Ma vi ripeto che non scriverò mai e poi mai una storia
simile.
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